Scuola
Giuseppe Caliceti
Dicono: l’anomalia italiana è la media tra alunni e docenti (un
docente ogni 10.1 alunni), mentre la media Ocse è di 16; in
Inghilterra e Francia ce ne è 1 ogni 20. Dicono: ogni alunno alle
elementari ci costa 6835 dollari, contro i 5663 della Francia e i 5014
della Germania. Dicono: i nostri insegnanti sono i meno pagati: dopo
15 anni un prof di liceo guadagna 26400 euro contro la media Ocse di
34.800, con tedeschi e olandesi che si avvicinano ai 50.000 euro.
Dicono: se abbiamo il maggior costo per alunno e il minor stipendio
per insegnante c’è qualcosa che nella scuola primaria non funziona.
Dicono: anche Padoa-Schioppa e i ministri dell’Istruzione dell’ex
governo di centrosinistra dicevano di sentire l’esigenza di tagliare i
costi della scuola pubblica italiana. Per rispondere a queste
obiezioni occorre parlare seriamente della compresenza che si crea
quando, temporaneamente, - cioè per sole alcune ore, - in una classe
ci sono due insegnanti insieme. Occorre ricordare che da noi gli
studenti diversamente abili sono inseriti all’interno della classe e
non separati in istituti speciali, in classi differenziali: è una
eccellenza della nostra scuola, studiata su questo tema delicato in
ogni parte del mondo. I docenti di sostegno a questi bambini e il loro
stipendio, dipendono dal Ministero dell’Istruzione e non da quello
alla Sanità come in altri Paesi. Ai quali, oltre i docenti normali,
per una corretta comparazione, dovrebbero perciò essere aggiunti anche
docenti e spese per i bambini diversamente abili. Di fronte a questa
eccellenza italiana, didatticamente più efficace, ma complessivamente
più utile anche economicamente, oggi si vuole tornare indietro.
Ancora: di fronte all’ondata crescente di immigrazione, la compresenza
è spesso usata dai docenti come momento di alfabetizzazione di primo e
secondo livello per gli alunni stranieri. Anche qui si torna indietro,
a classi differenziate, che comunque avranno bisogno di altri fondi e
personale. Senza tener conto che sono più le parole che un bambino
straniero può imparare in una ricreazione dai suoi compagni di classe
italiani di quelle che in una mattina può insegnargli un solo docente.
Non solo: anche qui ci sono dubbi sul fatto che in questo modo si
possa ottenere un risparmio economico. Le ore di compresenza, – sempre
meno, si tratta di due o quattro ore, ricordiamolo, e questo quando va
bene – permetto inoltre di aiutare anche i tanti alunni italiani in
difficoltà sempre più numerosi. Alcuni certificati dall’Usl a 11, 20 o
40 ore, ma senza tutte le ore di sostegno a disposizione coi fondi
sempre più risicati non vengono coperti – a proposito, se in classe ti
arriva un caratteriale, non c’è l’insegnante di sostegno, gli
insegnanti di classe non possono esentarsi e se lui si fa male, ne
sono gli unici responsabili - e l’Usl, la dirigenza scolastica, la
Gelmini? Ci sono poi i cosiddetti "bambini difficili". Quelli che
vivono in situazioni sociali, economiche e familiari svantaggiate. I
figli dei nuovi poveri. I bambini adottati o in case-famiglia. I figli
di tossicodipendenti, di divorziati in lite tra loro. Ma a volte anche
di famiglie perfette solo all’apparenza. O i bambini con quoziente
intellettivo più basso o capacità di apprendimento più lenta rispetto
alla maggioranza. La compresenza serve a loro. E’ un segno di civiltà.
Già da una decina di anni è stata messa in discussione: non a caso, se
un insegnante è ammalato, la compresenza salta in nome di una
supplenza non nominata. Per risparmiare. Col decreto Gelmini è
soppressa. Ogni classe italiana diventerà più classista. Chi ce la fa,
bene. Chi non ce la, fa pazienza. A partire da sei anni. Cosa si
proporrà a chi non ce la fa? Niente. O forse lezioni private. O un
diplomificio specifico a pagamento. |
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