Echi sommersi e altre poesie
Paolo Castronuovo
Il flusso nel volo
ho perso punti virgole capoversi nel volo dove ho incontrato te tra le anime esiliate finalmente qualcuno poteva vedermi le labbra divennero amaca alla tua vista perdendo vizi tumorali alla presa della mano in caduta poi abbraccio ancorato alla schiena dal rostro scarlatto dell’unghia impiantata lasciando divenire la mia futura cicatrice la più lucente tu affascinante anche negli sfregi dell’anima anonima amo le sfaccettature della lettera x incisa perché misteriosa incognita pacifica parità all’estremo eliminazione di paure libertà voglia costringere il bacio labile tagliente impiastrica le pelli di sapori pioventi bagnati da bava di chiocciola di cui non necessita la tua bellezza ancestrale squarcio labialinguinale nell’accartocciarsi al fiato aumentato dalla diminuzione dello spazio scosso dal tuo seno nell’intreccio cauto avvincente sì è il momento dopo il blocco consumato dal silenzio troppo lungo prima nella ventosa chiusa negli sguardi dai polpastrelli clitoridali voluta sempre in queste vesti aperte noi chiusi in un involucro bambagia di carezze sul naso indiano bucato dai tuoi occhi sentiti nel buio luce del nirvana dottrinale disseminato dopo il mio ateismo come petali confusi sparsi al tuo cammino i nostri sguardi scettici d’amore ora baciano la terra che arriva a ovattarci al suolo ancora in morte nel nulla del vuoto esplorato dal silenzio nel tuffo dove non riusciamo per via dei nodi a urlare lì nei flashback della vita
ora brucia sposa nera mentre dall’alto scruti
ustionato dalla tua ombra urlerò dopo la sepoltura
prima che il prelato mi battezzi
e nell’utero mi infili
da Echi sommersi
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Alessia
i tuoi occhi sono dilatati perché hanno conosciuto il buio
dinanzi al lupo la tua pelle è rimasta liscia
mostrando il coraggio della vita
Asia
si chiuse in un cespuglio di nervi
finché il blu non la fuse
col sangue represso
nel sorriso altalena
da ABC
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Tu, righi perversi
avrei voluto portarti al mare
lanciare il giavellotto nel solenoide delle onde
prima che s’appiattisse in righe per versi
sul bagnasciuga di pelle
cetacei a riva incagliati come surfisti ionici
nella sabbia le tue dita imprimevano cancellature
cammino soffice nel sobbalzare degli schizzi
del tuo seno lievitato
che il pennino scrive e morde nel bluoltremare
o il bianco della schiuma ovatta
***
sulle autostrade della poesia
dove i flussi scorrono m’intralci
il passo scalzo a delta sfocia nelle mie parole
incastrandosi a mosaico nell’uno
settembre alle porte ci potrà sphogliare
vestendoci marrone non permetterà le forme di esibirsi
nel piccolo spazio dell’impatto
contro il tempo della creazione
da Passaggi |
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